Educare è salvare

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Educare è salvare

Dalla parte dei ragazzi

Le vacanze estive sono finite, è venuto il tempo di tornare sui banchi. Non soltanto i banchi di scuola, ma anche quelli della parrocchia e dell’oratorio, con tutte le loro attività educative e formative, ricreative e sportive, che molti bambini, ragazzi e giovani frequentano nel tempo libero e che costituiscono preziose opportunità di crescita. La ripresa di queste attività, che li vedono coinvolti e responsabili in prima persona, è per loro un tempo importante e molto delicato: a volte atteso, soprattutto quando il bilancio dell’anno passato è stato positivo; a volte temuto, soprattutto quando il percorso educativo precedente è stato segnato da esperienze di fallimento, di incomprensione, di fatica.

Dalla parte degli adulti

La sfida di ricominciare bene, dopo il rientro dalle vacanze estive, non riguarda soltanto i ragazzi, ma anche tutti gli adulti che li circondano e che sono i loro educatori: i genitori – in primis –, gli insegnanti, i catechisti, gli allenatori… e chi più ne ha, più ne metta. «Per educare un bambino», infatti, – come dice il proverbio africano – «ci vuole un villaggio intero». La grande tentazione, sarebbe pensare che il cuore dell’azione educativa consista nell’organizzare tante attività formative. Più importante, invece, è iniziare offrendo ai ragazzi un tempo di ascolto attento, capace di cogliere il momento esistenziale che stanno attraversando, in modo da poterli accompagnare a fare quel concreto passo avanti che il cammino di crescita personale richiede e che, necessariamente, sarà diverso ed unico per ognuno. 

L’educatore e il giardiniere

Molto cara a Don Bosco, per descrivere l’opera dell’educatore, è l’immagine del giardiniere. Il giardiniere, infatti, è uno che conosce le sue piante ad una ad una, ne intuisce i bisogni e sa come e quando intervenire per favorirne la crescita, fino alla piena maturazione. Le immagine agraria, d’altra parte, sono molto comuni nel Nuovo Testamento, dove vengono utilizzate soprattutto per richiamare gli apostoli alla vera natura della loro missione (cfr. Mc 4, 26-29; 1Cor 3,7). Essi non possono in alcun modo sostituire, ma soltanto accompagnare, l’opera dello Spirito, l’unico che può «far crescere», in quanto può agire all’interno dei cuori. Come gli apostoli, anche gli educatori, sono chiamati a diventare collaboratori sempre più esperiti della sua multiforme grazia che è già all’opera in tutti coloro che gli sono affidati (cfr. 1Pt 4,10).

Educare è salvare!

Educare, allora, in fin dei conti, è collaborare con Dio alla salvezza del mondo, che Egli realizza con pazienza, cuore per cuore (cfr. Gc 5,7-9). Pensiamoci, all’inizio di questo nuovo anno di lavoro con i ragazzi. Ricordiamolo, nei momenti di fatica, di fronte alle sfide che faranno tentennare la nostra fede e venir meno la nostra speranza. Per meno di questo, non ne varrebbe la pena!

 

Sr Linda Pocher, FMA

Docente di Spiritualità mariana
presso la Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione “Auxilium”

2019-09-24T18:07:12+02:0020 Settembre 2019|Educazione|