Cinescheda | Io Capitano

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CINESCHEDA è una rubrica di cinema on line che si propone di mettere a disposizione contenuti e schede didattiche di approfondimento per tutti coloro che amano leggere la vita attraverso la pellicola cinematografica.

La grazia salvifica del cinema è che con pazienza e un po’ d’amore, possiamo arrivare a quella creatura meravigliosamente complessa che si chiama uomo.
Jean Renoir

Io capitano

Un sogno di adolescenti

È un vero peccato che il film di Matteo Garrone non abbia ricevuto nemmeno un Oscar! Nonostante questo vale davvero la pena di vederlo e, soprattutto, di farlo vedere agli adolescenti e ai giovani. Sì, perché, prima di tutto, Io capitano è una storia di adolescenti: la storia di quanto potenti possano essere i sogni degli adolescenti, così potenti da far passare la sete nell’arsura del deserto; così potenti da sopportare la prigionia e il lavoro forzato pur di ritrovare l’amico perduto; così potenti da far levare l’ancora e salpare, in un mare di incertezze, direzione la terra promessa o, meglio, la promessa di una terra in cui poter vivere, conoscere, essere felici. Il film racconta dell’adolescenza anche l’ingenuità, la mancanza totale di previsione dei rischi e dei pericoli, il desiderio di evasione e di avventura, il desiderio di conoscere il mondo e di libertà. 

Una questione di diritti

Il film, inoltre, non soltanto parla di adolescenti, parla anche un linguaggio adatto ai più giovani, dove la violenza è lasciata intuire ma mai esibita morbosamente. È un film pensato per essere proiettato nelle scuole, pensato per far riflettere i ragazzi sul diritto di sognare e sul diritto di viaggiare. Un diritto che è garantito ai nostri giovani, che, facilmente possono accedere a gite d’istruzione, viaggi di studio o di vacanza all’estero, esperienze protette di lavoro o di volontariato internazionale. Non vale lo stesso per i giovani in tanti paesi del sud del mondo: dove ottenere documenti validi per l’espatrio è quasi impossibili e ricorrere a documenti falsi, viaggi clandestini, trafficanti di esseri umani è l’unico modo per poter uscire dal proprio paese. Il film di Garrone, in questo senso, non cede mai al pietismo. Non tutti quelli che partono, partono per disperazione. C’è anche chi parte semplicemente perché il paese natio gli sta stretto, come è sempre stato e sempre sarà nella storia del mondo e dell’umanità. 

Perché nessuno vada perduto

Se il diritto di viaggiare, di spostarsi per piacere o per necessità fosse riconosciuto e garantito come diritto umano fondamentale, avremo meno trafficanti, meno traversate impossibili di terra e di mare, meno morti da piangere sulle vie del deserto, nei campi di raccolta e detenzione di clandestini e in mezzo al mare. Nonostante le innumerevoli difficoltà e le indicibili sofferenze, il viaggio che i due protagonisti affrontano dal cuore dell’Africa alle coste della Sicilia è un vero viaggio di formazione, durante il quale – miracolosamente – essi non perdono la loro innocenza, ma rafforzano la sensibilità e la capacità di farsi carico gli uni degli altri, perché nessuno vada perduto, neppure uno. Questa, infondo, è la responsabilità che spetta al capitano: far sì che tutti i passeggeri della nave possano arrivare in porto, sani e salvi. Io capitano!, che fa da titolo al film, è il grido di esultanza, con il quale il protagonista saluta la terra alla fine della traversata, in una assunzione piena di responsabilità che commuove e costringe lo spettatore a domandarsi: ed io?

Sr Linda Pocher, FMA
Docente di Spiritualità mariana
presso la Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione “Auxilium”

CINESCHEDA

2024-03-25T10:49:19+01:0025 Marzo 2024|Rubriche|