Fame e sete di incontro

/Fame e sete di incontro

Fame e sete di incontro

In questa terza domenica di Quaresima il vangelo ci propone l’incontro di Gesù con la Samaritana, brano molto suggestivo perché, con alcune immagini evocative, ci mostra un percorso che conduce pian piano all’incontro con Dio, partendo dal punto in cui ciascuno si trova. Questa donna di Samaria infatti, insieme anche agli altri protagonisti della scena (discepoli e abitanti del villaggio), fa una vera e propria esperienza, che mettendola in contatto con Gesù e con sé stessa, le fa toccare con mano la salvezza di cui aveva sete. 

Mille strade per cercare l’uomo

Vorrei fare una premessa e riallacciarmi ai versetti che precedono questo lungo brano (4, 5- 42), dove si dice che Gesù lasciò la Giudea, e si diresse verso la Galilea perché doveva attraversare la Samaria (v. 3-4). Ora non era affatto necessario attraversare la Samaria per raggiungere il nord della Palestina. Né comodo, né opportuno per un giudeo, visti i rapporti che intercorrevano tra giudei e samaritani. La ragione di questo doveva è da ricercare in un altro piano, che ci rivela il cuore di Dio. In questo brano, ancora una volta, siamo messi davanti a una realtà sorprendente della fede cristiana: è Dio stesso a cercare l’uomo, a inventarsi i modi e le strade per incontrarlo, anche se queste strade sono più lunghe, scomode, inguaiate. C’è una necessità impellente per Gesù, che emergerà anche al v. 31 e 34 quando i discepoli lo invitano a prendere cibo e lui risponderà: Ho da mangiare un cibo che voi non conoscete […] Mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. Si capisce che la sollecitudine di Gesù è la fame e la sete di incontro, perché ciascuno possa sperimentare la salvezza, l’amore tenero e misericordioso del Padre per ogni sua creatura. Allora è importante lasciarci illuminare da questa sua logica, gustare il modo in cui Lui si prende cura di noi e lasciarci stupire dalla sua prossimità. In fondo non siamo tanto noi a crearci delle occasioni spirituali per trovare Dio (esercizi, pellegrinaggi, scuole di preghiera, o che so io) ma è Dio che viene a scovare noi nei posti più impensati della nostra quotidianità, nei luoghi dei nostri bisogni e delle nostre necessità. E che ci rende a nostra volta strumenti della sua presenza per ogni fratello e sorella, in qualsiasi situazione si trovi.

Lascio ora alcune parole-chiave di questa esperienza che tutti siamo invitati a fare.

Un pozzo

Gesù siede stanco presso un pozzo, che tra l’altro non è un pozzo qualunque, ma il pozzo di Giacobbe, costruito più di mille anni prima per dissetare i viandanti che attraversavano quella zona desertica. Un pozzo antico e profondo che rappresenta la vita di ogni uomo. Gesù non ha paura di sedersi nei luoghi che frequentiamo noi e addirittura si fa lui stesso mendicante, per poterci incontrare e intercettare così i nostri desideri più grandi. Quel dammi da bere diventa l’occasione per un dialogo sempre più vero e intimo, che va a toccare corde delicate e ferite mai sanate. La donna si sente scrutata nel profondo e davanti a questo sguardo capisce di essere di fronte a un profeta. Se Dio mi incontra qui dove sono, nelle mie incongruenze, nelle mie sofferenze più grandi, nella mia fame e sete di amore, allora io posso fare esperienza di Lui e adorarlo in spirito e verità. Capiamo qui che la vera fede non è questione di regole, dottrine e comandamenti, ma un’esperienza di bellezza da gustare profondamente, perché dà senso alla mia vita, con tutte le sue fatiche, infedeltà, mancanze. Allora l’invito potente di oggi è quello di lasciarci incontrare da Dio nei nostri pozzi. Quali sono queste corde e ferite antiche che mi abitano? Lasciamole abitare dal suo sguardo di amore e dalla sua Parola, che scalda e illumina. 

Un fragile vaso

La donna si era recata al pozzo con la sua brocca, strumento senza il quale non avrebbe potuto attingere l’acqua. Eppure Gesù sottolinea che quell’acqua non disseta pienamente, perché chi ne beve ha di nuovo sete. E come potrebbe essere altrimenti? Esiste forse un’acqua diversa? È chiaro che qui il discorso si dirige verso un piano ulteriore. Si sta parlando di quei valori profondi di cui ha sete ogni persona e che spesso sono sostituiti con surrogati, di cui ci si accontenta. Noi ci portiamo dentro delle domande e dei desideri, che spesso ci limitiamo a placare con risposte di bassa lega, o peggio ancora che mettiamo a tacere facilmente, per non ammettere che non riusciamo a soddisfarli. Continuiamo a fare le nostre cose di ogni giorno, come se nulla fosse, anestetizzandoci per non sentire la profonda angoscia generata dai nostri dubbi e dalle nostre paure. Qui la brocca infatti rappresenta tutte le risorse che mettiamo in campo per affrontare la vita e che sono senz’altro necessarie, ma che in qualche modo sono anche tutti i nostri tentativi maldestri di cercare amore, felicità, pace, armonia, compimento. Mi sono tornate alla mente le parole di Sant’Agostino, quando si riferisce alla profonda inquietudine che abita l’uomo: Ci hai fatti per Te, Signore, e il nostro cuore non ha pace finché non riposa in Te. Quando però la donna comprende chi ha di fronte, lascia la brocca e va ad annunciare ai suoi compaesani: Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Sarà forse il Messia? Quindi non è più preoccupata dei suoi limiti e dei suoi impedimenti, perché ha davanti a lei una risposta più grande, la salvezza.

Potremmo chiederci: quali sono le nostre brocche? Intendo quelle brocche che ci impediscono di riconoscere la presenza di Dio nella nostra vita. Perché è chiaro che tutti noi abbiamo tante brocche: il nostro lavoro, la nostra vocazione, le nostre amicizie e relazioni, quello che facciamo ogni giorno e che ci dà, insieme a tante soddisfazioni, anche molte preoccupazioni. E c’è sempre qualcosa di incompiuto, di imperfetto e di fragile che ci rimanda a un oltre. Montale in Maestrale da Ossi di Seppia scrive: Sotto l’azzurro fitto del cielo qualche uccello di mare se ne va; né sosta mai: perché tutte le immagini portano scritto “più in là”! Lasciare lì la nostra brocca può voler dire tante cose: sicuramente significa imparare ad accogliere e ad accettare la fragilità e il limite intrinseco di ogni cosa, relazione, vicenda; aver riconosciuto che dentro ogni situazione ci sono un senso e una Presenza più grandi. Significa imparare a non assolutizzare nulla di quello che viviamo, pur attraversandolo con intensità e dedizione.

Meditiamo questa verità con i versi di Tagore, dalla sua poesia Un fragile vaso

Mi hai fatto senza fine
questa è la tua volontà.

Questo fragile vaso
continuamente tu vuoti
continuamente lo riempi
di una vita sempre nuova.

Una sorgente di Vita

È molto bella questa immagine della sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna (v.14), che richiama la prima lettura quando il popolo nel deserto, soffrendo per la sete e la mancanza di acqua, mormorò contro Mosè: in quella situazione il Signore fece sgorgare l’acqua dalla roccia, sorprendendo il popolo con un miracolo eccezionale. Quel luogo fu chiamato Massa e Meriba, luogo della discussione e della tentazione, proprio perché Israele dubitava fortemente della presenza del Signore in mezzo a quella terribile prova. Ecco: la bella notizia della Parola che illumina questa terza domenica è che Dio può far sgorgare acqua dai nostri deserti, nel mezzo delle nostre tempeste, delle nostre sofferenze, delle nostre solitudini e mediocrità, dei nostri dubbi e della nostra confusione, delle mille esperienze positive della vita. C’è un’acqua viva che ci può dissetare e rinfrescare mentre attraversiamo la durezza della vita quotidiana con le sue sfide, le sue minacce, le sue bellezze, le sue provocazioni, le sue sorprese. Non solo c’è ed esiste, ma è dentro di noi: è lo Spirito Santo, sorgente, fuoco, carità. L’incontro autentico con la misericordia di Dio, che ci rigenera e ci rinvigorisce, è realmente fonte di vita nuova, non solo per noi, ma anche per tutti quelli che incontriamo. Ci auguriamo di continuare a crescere in questa relazione con Gesù, per gustare la sua presenza amante. Lasciamoci guidare dallo Spirito e invochiamolo con fede perché è il dono che Dio ci vuole fare: Tu sei sorgente viva, Tu sei fuoco sei carità. Vieni Spirito Santo, Vieni Spirito Santo.

 

 

Sr Alessandra Spinazzè, FMA
comunità 
Maria Ausiliatrice – Percoto dell’Ispettoria Triveneto

2023-03-11T21:56:15+01:0011 Marzo 2023|Spiritualità|