«Ci sono parole senza corpo e parole con il corpo. Libertà è una parola senza corpo. Come anima. Come amore. Parenti dell’aria e quanto l’aria senza confini definiti, resterebbero puro suono se abbandonate alla vaghezza dei rotocalchi e dei talk show. Hanno bisogno di qualcuno che presti loro la sua carne, il suo sangue e i suoi limiti perché diventino concrete».
(Pierluigi Cappello, Questa Libertà, Rizzoli 2013)
Anche educazione è un parola senza corpo. Chiede la nostra libertà, responsabilità, volontà per diventare carne. L’educazione nella Scuola Salesiana si declina in altre parole che insieme danno carne al Sistema Preventivo all’interno di un’agenzia educativa quale è la scuola.
Inclusione
«In ogni giovane, anche il più disgraziato, havvi un punto accessibile al bene: dovere primo dell’educatore è cercare questo punto, questa corda sensibile e trarne profitto».
(sac. Giovanni Bosco, Memorie Biografiche, vol. V, 367)
Dio ama tutti, cerca tutti e va incontro a tutti. Se nell’educare vogliamo educare “da Dio”, non possiamo permetterci di perdere nessuno. È l’educatore, l’insegnante, che deve farsi prossimo, capire il punto accessibile di ciascun bambino e ragazzo e trovare gli strumenti adeguati per poter mettere tutti, in modo differenziato e personalizzato, nella condizione di dare il massimo e di sviluppare i propri talenti.
Sguardo reale
«Ricordatevi che l’educazione è cosa del cuore, e che Dio solo ne è il padrone, e noi non potremo riuscire a cosa alcuna, se Dio non ce insegna l’arte, e non ce ne mette in mano le chiavi».
(sac. Giovanni Bosco, Espistolario)
Lo sguardo reale è lo sguardo che tiene conto della realtà tutta intera, fatta di potenzialità e di limiti, di grazia e di peccato. È lo sguardo che Dio ha su di noi, che valorizza il bello che c’è in noi e che usa i nostri limiti e peccati, se lo vogliamo, per raggiungerci con la Sua Grazia. Un insegnante dovrebbe guardare i ragazzi con uno sguardo così, che tiene insieme tutto. Così facendo aiuta e accompagna i ragazzi stessi ad assumere uno sguardo “integrale” sulla vita e sul mondo; e li allena a lasciarsi guardare così anche da Dio. Questo sguardo è lo sguardo con cui guardare i ragazzi, ma anche se stessi e gli altri adulti con cui si collabora.
Insieme
«Per educare un bambino ci vuole un intero villaggio».
Proverbio africano
Non si può pensare di educare qualcuno da soli. È deviante, limitante e limitata un’educazione così. Per questo per don Bosco è importante la pedagogia d’ambiente e l’educazione fatta dalla comunità. Questo significa che è necessario investire tempo ed energie per costruire una comunità educante coesa e in dialogo costante. Significa che insieme si condividono le differenti prospettive da cui si guardano i ragazzi e insieme ci si educa a guardare i ragazzi in modo da cercare il loro bene. Significa “perdere tempo” per parlare dei ragazzi, significa portare a galla il nostro sguardo su di loro e venire allo scoperto, con la consapevolezza che la nostra visione è sicuramente limitata e chiede di essere integrata da quella degli altri, anche da quella dei ragazzi stessi.