One Moment!

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One Moment!

Un cammino nel deserto 

Sta per iniziare la quaresima, tempo privilegiato per prepararsi a celebrare bene la Pasqua. È abbastanza comune paragonare questo tempo al «cammino nel deserto» del popolo eletto, in attesa di raggiungere la terra promessa. I libri dell’Antico Testamento testimoniano la nostalgia con la quale gli israeliti ricordavano il tempo del cammino nel deserto, non tanto come un tempo di privazioni, ma piuttosto come un tempo trascorso nella compagnia esclusiva di Dio. Un tempo di «fidanzamento», durante il quale il popolo ha maturato la consapevolezza di essere l’«eletto» di Dio ed ha imparato a relazionarsi con Lui. Anche Gesù, prima di iniziare il suo ministero pubblico, ha voluto prepararsi alla sua missione attraverso l’esperienza del deserto: tempo di digiuno, di solitudine con Dio, di messa alla prova.

Un tempo di prova

Un fidanzamento è autentico nella misura in cui ognuno dei due fidanzati si lascia mettere alla prova dalle differenze dell’altro, dalle sue richieste e dalle difficoltà della vita. Solo di fronte agli ostacoli, infatti, l’essere umano conosce davvero se stesso e l’altro che gli sta di fronte. La fiducia reciproca si impara stando insieme nella buona e nella cattiva sorte. Attraverso le difficoltà tipiche del cammino nel deserto, come la mancanza di cibo e di acqua, Dio prova il popolo nelle sua capacità di affidarsi a Lui. Gli Israeliti, allo stesso tempo, provano Dio nella sua capacità di mantenere le proprie promesse e provvedere alla sussistenza del popolo. Di fronte ad ogni difficoltà, tuttavia, il copione che si ripete è su per giù lo stesso: nonostante Dio abbia già dato prova molte volte della sua affidabilità, Israele dubita e si lamenta in continuazione.

Gesù nel desertoThe Temptation in the Wilderness, by Briton Riviere (1898)

La roccia è Cristo

Episodio emblematico a questo proposito è quello di Massa e Meriba, quando viene a mancare l’acqua e il popolo si ribella contro Dio e contro Mosè (Esodo 17,1-7). Di fronte ai capricci del popolo, tuttavia, Dio non si sottrae affatto alla prova. Al contrario, ne approfitta per manifestare con abbondanza la sua cura e il suo amore, facendo scaturire miracolosamente l’acqua da una roccia. Nella prima lettera ai Corinzi (v. 10,4), San Paolo, commentando questo passo del libro dell’Esodo, afferma che la roccia, dalla quale il popolo ha bevuto, è la prefigurazione del costato aperto del Cristo, dal quale, grazie al colpo di lancia (Giovanni 19,34), sono usciti sangue ed acqua, simbolo della sollecitudine di Dio Padre per la nostra sete. In Gesù, infatti, (nella Parola e nei Sacramenti), l’amore del Padre è sempre pronto a consolarci, a confortarci, a dissetarci… Ma noi, siamo capaci di attingere?

Un tempo per imparare ad attingere

In questa quaresima, accanto alle piccole o grandi rinunce che la tua coscienza ti suggerisce, trova il tempo per riflettere su questa domanda. La fonte principale a cui attingere l’amore di Dio è la preghiera: sei capace di attingere ad essa? Se la risposta è negativa, non aspettare oltre! Inizia subito a cercare qualcuno che ti aiuti ad imparare. Le tue rinunce, infatti, interessano a Dio soltanto nella misura in cui ti aprono a lasciarti riempire di Lui. Buon cammino di quaresima!

 

Sr Linda Pocher, FMA
Docente di Spiritualità mariana
presso la Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione “Auxilium”

2020-03-06T16:08:00+01:0018 Febbraio 2020|Spiritualità|