Il mese di giugno è segnato in modo particolare dalla festa del Corpus Domini, che ci invita a contemplare e a gustare la bontà del Signore che si offre come pane alla nostra fame. La spiritualità salesiana è caratterizzata in modo particolare dall’amore all’Eucaristia. Nel dono di Gesù che si offre totalmente a noi, infatti, è racchiuso tutto ciò di cui abbiamo bisogno per imparare a donarci ai giovani nel servizio dell’educazione. Nella prima comunità di Mornese, l’Eucaristia è la fonte e il centro di gravità permanente della comunità. È il luogo da cui si parte per andare incontro al prossimo, è il luogo a cui si desidera tornare con tutti coloro che alla comunità sono affidati, è il luogo dell’incontro intimo e segreto – nel cuore di Gesù – anche con coloro che sono lontani, soli, abbandonati.
Questo è il mio corpo dato per voi
È bello pensare che Gesù, quando si offre a noi come pane da mangiare, compie un gesto profondamente materno nei nostri confronti. Nell’eucaristia Gesù sperimenta che cosa significa lasciarsi mangiare, come ogni madre fa con il proprio bambino. Nei prime tre mesi di gravidanza, infatti, il bambino inizia a manifestare la sua presenza pretendendo per sé le energie della madre, che normalmente si sente molto stanca. Lungo tutto il corso della gravidanza, il bambino si nutre della sua sostanza vitale e anche in seguito, per tutto il tempo dell’allattamento, la madre è, letteralmente, il nutrimento del figlio. La donna sperimenta così, che cosa significa essere mangiata e come attraverso il nutrimento, si crei un legame indissolubile tra lei e il suo bambino.
La gioia e la paura di lasciarsi mangiare
Di fronte a questa esperienza alcune donne possono sperimentare una profonda paura: paura di essere divorate dal figlio, e dunque paura di perdere sé stesse, la propria autonomia, la propria vita. Soltanto se il desiderio di dare la vita è più forte della paura di perderla, la gravidanza va a buon fine. Gesù sperimenta che cosa significhi lasciarsi mangiare anche quando è assediato dalla folla, che spinge per toccarlo ed essere sanata da Lui (Lc 6,19). Gesù rischia la morte, perché tutti abbiano la vita. Anche Maria di Nazaret lo ha sperimentato: dopo aver nutrito Gesù al suo seno, dopo averlo svezzato e accompagnato nel suo cammino di maturazione, ha continuato a dare sé stessa da mangiare nella comunità dei primi cristiani e poi, nella Chiesa, continua a farsi presente senza sosta, senza riposo, a tutti coloro che la invocano giorno e notte, nel mondo intero.
Diventare pane per la fame dei giovani
Come Maria di Nazaret, come ogni madre, anche Madre Mazzarello ha certamente sperimentato, che cosa significa lasciarsi mangiare: rendersi disponibile alla fame di tutti quelli che chiedono, che cercano. Nella sua vita religiosa, breve ma intensa, con il crescere dell’opera e della responsabilità, si è vista circondare di figlie, in numero sempre crescente ed ha sperimentato come ognuna veniva a lei per nutrirsi della sua sapienza e della sua tenerezza materna. E con pazienza e fiducia, si èlasciata mangiare, fino alla fine. Come educatore ed educatrici, possiamo sperimentare la paura essere mangiati, quando le esigenze di chi ci è affidato diventano più invadenti, quando ci sembra di non avere tempo, neppure per respirare. Come affrontiamo questa paura? Abbiamo imparato l’arte dell’equilibrio tra dono e riposo? Abbiamo imparato come nutrire bene noi stessi, per diventare pane buono da mangiare?