Il Vangelo della quarta Domenica di Quaresima ci racconta la parabola del padre misericordioso. Il protagonista è un padre che viene presentato come un uomo sempre pronto a perdonare, disposto a rispettare anche le decisioni sbagliate dei propri figli. Nonostante l’allontanamento di uno dei due, il padre continua a portarlo nel cuore e attende, con speranza e fiducia, il suo ritorno. Così Dio con noi: ci lascia la libertà di sbagliare e come un padre che non castiga, con pazienza, ci aiuta a non perderci e non ci lascia soli perchè per noi prova un amore immenso.
“Si alzò e tornò da suo padre” (Lc 15,20).
Nella parabola c’è un secondo figlio, il maggiore. In lui vediamo un certo disprezzo: non pronuncia mai le parole padre o fratello, pensa soltanto a sé. Crede e sostiene fermamente di essersi comportato sempre in maniera corretta e di essere stato sempre giusto con suo padre, mai si è allontanato da lui. Per questo motivo non riesce a comprendere la ragione di tanta allegria, della volontà di fare festa, nel momento in cui il fratello minore fa ritorno a casa. Dietro a questo suo sentimento si nasconde una domanda che spesso ci capita, nella nostra quotidianità, di porci: vale la pena faticare tanto per poi non avere nulla in cambio?
La speranza di non essere dimenticati
Tante volte ci capita di sbagliare strada ma c’è sempre qualcuno che ci aiuterà a far ritorno, a risollevarci. La speranza è sapere che qualcuno sarà disposto a tenderci una mano senza aspettarsi un tornaconto. Questi segni di speranza gratuiti vengono donati dai giovani volontari che si dedicano quotidianamente alle figure più fragili e sole della nostra società: gli anziani. Tante sono le associazioni e le cooperative che non si dimenticano della terza età. Una di queste realtà è la Comunità di Sant’Egidio.
Quando vengono i giovani a trovarmi, portano la luce. Uno si dimentica di essere anziano, infondono energie che magari l’anziano non ha più – dice Violetta, un’anziana che vive in istituto.
Con il loro programma Viva gli anziani, nato a Roma nel 2004 e poi esteso in diverse città d’Italia, raggiungono più di 28.000 ultraottantenni. Attraverso l’incontro e l’amicizia tra generazioni differenti, si contrasta l’isolamento sociale in cui spesso molti anziani si ritrovano. Tramite l’accompagnamento e facendo rete, si crea un’alleanza tra età differenti: qui nessuno viene dimenticato.
Questa è la mia famiglia, mi chiamano sempre, non sono mai sola – racconta un’anziana durante un pranzo organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio di Genova.