Madri, sorelle, maestre

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Madri, sorelle, maestre

Dopo la morte di mamma Margherita, don Bosco radunò i ragazzi dell’oratorio, per sentire il loro parere prima di prendere una importante decisione: chi chiamare all’Oratorio al posto di Margherita? Altre mamme oppure le suore? Si dice che i ragazzi risposero in coro, senza esitazione: «Vogliamo le mamme, non le suore!». E così fu, almeno all’inizio: a Margherita succedette la mamma di Michele Magone e poi alcune altre. Tuttavia, possiamo immaginare che quello spontaneo sentimento di rifiuto espresso dai ragazzi nei confronti delle religiose non abbia lasciato indifferente il nostro Santo. Egli, infatti, stava già meditando la fondazione di un Istituto femminile.

Margherita maestra del sistema preventivo

Le nuove suore devono distinguersi dalle altre religiose, in modo da non respingere ma attirare i ragazzi e le ragazze. Il modello, dunque, deve essere una mamma, anzi, la sua mamma, Margherita, dalla quale don Bosco ha ricevuto tutto: la vita, la fede, l’educazione. Il sistema preventivo, infatti, è stato prima il metodo educativo di Margherita, poi di don Bosco. Le nuove suore devono assomigliare a lei: concrete e dotate di senso pratico; sapienti della sapienza della vita; animate da una fede forte, profonda, ma senza fronzoli; allenate al lavoro; capaci di intuire i bisogni del prossimo e di intervenire senza invadenza; capaci di valorizzare la creatività, l’intraprendenza e l’autonomia di coloro che gli saranno affidati. Come Maria a Cana, insomma.

Maria Domenica: madre e sorella, non suora

Quando don Bosco incontra Maìn, si trova di fronte ad una donna matura, esercitata sia nell’amicizia fraterna che nella maternità che tutto dona. Figlia maggiore di una famiglia numerosa, pur non essendo sposata e non avendo avuto figli propri, ha già sperimentato la gioia e la fatica di collaborare con la mamma nell’educazione dei fratelli e di aiutare il padre nel lavoro agricolo. Una donna che vive immersa nella realtà del suo paese, capace di entrare nella vita delle famiglie, di farsi carico di chi ha più bisogno. La religiosità permea la sua vita, la sua preghiera è profonda, l’offerta di se stessa a Dio è totale e senza tentennamenti. Eppure non vi è in lei nulla di artificioso, nulla fuor di misura.

Un Istituto che è tutto di Maria

Non stupisce che don Bosco le abbia dato carta bianca nella formazione del nuovo Istituto: egli ha sicuramente riconosciuto in lei i tratti di Margherita. Non una suora, dunque, ma una madre. Di fronte a questa somiglianza che lo rassicura, al fondatore preme dare alle nuove suore soprattutto il nome: Figlie di Maria Ausiliatrice, perché diventino consapevoli che dovranno essere con la loro vita la presenza viva di Maria, la madre, la sorella, la maestra per eccellenza. Così don Bosco, nell’atto della fondazione, ci ha consegnato anche la chiave che attualizza oggi e sempre il suo sistema educativo. E questa chiave è Maria.

 

Sr Linda Pocher, FMA

Docente di Spiritualità mariana
presso la Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione “Auxilium”

2019-05-05T11:36:15+02:0008 Gennaio 2019|Spiritualità|