La via della BELLEZZA

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La via della BELLEZZA

Eccoci ormai alla quarta settimana di Avvento, l’ultima prima del Natale. Tutta la liturgia ci mette in un gioioso movimento verso la novità che viene ancora una volta a sorprenderci, con l’accorata invocazione del salmo: Signore, fa’ splendere il tuo volto e noi saremo salvi

La bellezza del servizio

Il Vangelo ci presenta Maria in quei giorni, cioè subito dopo l’annunciazione: dopo aver ricevuto la più bella e sconcertante notizia di tutta la storia e aver detto quel sì che ha cambiato il mondo, si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città della Giudea. Vorrei fare due sottolineature. Il primo verbo si alzò è quello della risurrezione e indica la postura dell’uomo libero, non più stretto da catene, malattie, ripiegamenti: è l’uomo ricreato a immagine di Dio, aperto agli altri e alla vita. Come Maria appunto, che toccata dalla Grazia, si erge in piedi, non tanto con il piglio dei grandi e dei superbi, ma con la decisione e la leggerezza di tutti i piccoli e gli umili della storia, che sperimentano la compagnia di un Dio presente. La seconda evidenza è l’avverbio in fretta: Maria si mette in movimento, e sembra andare quasi di corsa. Ed è proprio questo il segno tangibile della fede, che non sta prima di tutto in quello che crediamo, che pensiamo, che sentiamo, insomma in una bella teoria, ma in una pratica che ci cambia, che ci trasforma, che mette in moto i piedi, le mani e il cuore, a servizio della realtà e della vita. La nostra fede deve cambiare i nostri rapporti e soprattutto ci deve decentrare per portare gioia, calore, conforto ai nostri prossimi, a chiunque chieda di noi.

La bellezza del grembo di Dio

Mi viene in mente questa poesia di Tagore: Mi hai fatto senza fine questa è la tua volontà. Questo fragile vaso continuamente tu vuoti continuamente lo riempi di vita sempre nuova. (…) Su queste piccole mani scendono i tuoi doni infiniti. Passano le età, e tu continui a versare, e ancora c’è spazio da riempire. Maria è il grembo della salvezza, il corpo in cui cresce la carne di Dio, la nuova arca dell’alleanza. Se ci pensiamo questa è una cosa straordinaria, cosa straordinaria che, badiamo bene, diventerà ordinaria per tutti noi, chiamati a nostra volta, a diventare il grembo di Dio, per l’appunto cristò-fori, cioè portatori di Cristo. Questa è una notizia da brividi ed è esattamente il dono grande del Natale: credere che tutti noi, anche nella nostra miseria e indegnità, siamo questo tabernacolo di Dio, credere che tutto il mondo diventa il luogo dove abita Dio. Sapere questo ci riempie di gioia e di stupore, mentre le lacrime, che ci bagnano il viso, ci spingono a condividere ancora di più la vita con i fratelli, a compromettere la nostra carne con la carne di tutti i sofferenti del mondo, perché nessuno può esserci indifferente, a partire dai prossimi che ci vivono accanto.

4-avvento

Madonna del Parto

La bellezza della fraternità

Quando sperimentiamo qualcosa di bello e di grande, di vero e buono, il primo istinto è condividerlo con le persone a cui vogliamo bene. E quando il nostro cuore è pieno, non tanto di noi stessi, ma della consapevolezza che abbiamo ricevuto un dono, allora trasborda per tutti. Non possiamo tenere solo per noi la bellezza che contempliamo e riceviamo.  

Ho subito pensato che anche per Madre Mazzarello è stato così. E vorrei ricordare insieme a voi la sua amicizia con Petronilla, con cui ha condiviso la sua vocazione, l’unica con cui ha avuto il coraggio di condividere realmente il progetto che aveva intuito dopo la visione di Borgoalto. Andiamo a rileggerlo nella Cronistoria che lo racconta (vol. I, p. 97-98). 

Un mattino, incontratasi con Petronilla all’uscire di chiesa, la trasse verso un sentiero poco battuto detto degli orti e lì, fermatasi accanto a un grosso noce, le disse: – Senti Petronilla, a me pare proprio che il Signore voglia che noi due ci occupiamo delle ragazze di Mornese. Guarda: tu non hai forza e non puoi andare in campagna io, dopo la malattia, non posso più. Tutte e due sentiamo vivo il desiderio di salvare l’anima nostra facendo del bene alle giovinette. Non ti pare che, se sapessimo cucire, potremmo riuscirvi? Io ho deciso di imparare a fare la sarta. Vieni anche tu con me… – E ci ricordiamo poi che tutta la comunità di Mornese, nella grande povertà degli inizi è stata un grembo fecondo di vocazioni, perché tutte, le suore e le giovani, che abitavano, costruendola, la casa dell’amor di Dio, mettevano in moto azioni, gesti e parole per far crescere la vita in ogni bambina o ragazza, perfino nei cuori più ostinati. È bello pensare che il sì di ciascuno costruisce la fraternità, il grembo che da sempre genera la vita.

 

Sr Alessandra Spinazzè, FMA
comunità Maria Ausiliatrice – Percoto dell’Ispettoria Triveneto

2021-12-18T14:13:02+01:0018 Dicembre 2021|Spiritualità|