Uno degli elementi che caratterizzano la Quaresima è il digiuno. Digiunare significa avere fame, capire quanto il cibo sia necessario alla vita dell’uomo. Per il cristiano digiunare significa riscoprire una dipendenza più profonda, quella da Dio. La fame fisica diventa richiamo alla fame essenziale per l’uomo: la fame di Dio (cf. A. Schememann, La grande Quaresima, pp. 102-104). Anche la liturgia del Tempo di Quaresima è caratterizzata dal “digiuno”: non viene cantato il Gloria, la chiesa non è adornata con i fiori, l’uso delle luci è più sobrio, gli strumenti musicali possono suonare solo per accompagnare il canto. L’assenza di tali elementi, però, non è finalizzata a se stessa, ma è in vista della loro presenza nella Veglia Pasquale.
Digiuno da Dio?
Del tutto particolare è il digiuno che caratterizza questa Quaresima, nella quale “siamo chiamati” a vivere un digiuno eucaristico. Risuonano vive e attuali le parole del profeta Daniele: «Ora non abbiamo più né principe né profeta né capo né olocausto né sacrificio né oblazione né incenso né luogo per presentarti le primizie e trovare misericordia» (Dn 3, 38). È come se stessimo vivendo in anticipo un prolungato Venerdì Santo. Ma una tale assenza non può essere fine a se stessa; come il Venerdì Santo conduce alla Veglia Pasquale, così il digiuno dalla celebrazione eucaristica dovrebbe portarci a riscoprire il valore fontale dell’eucarestia. Rappresenta inoltre l’occasione per valorizzare e vivere in pienezza la presenza di Cristo nella Parola ascoltata e pregata, nella Liturgia delle Ore, nell’amore che abita le relazioni familiari, nella famiglia, chiesa domestica.
Tempo favorevole per: l’ascolto della Parola
Questo è il tempo favorevole, quindi, per dare spazio all’ascolto della Parola, per riconoscere come sia Cristo stesso ad essere presente nella Parola proclamata e a rivolgersi a noi per essere accolto (cf. Verbum Domini 56). Scriveva san Girolamo: «Noi leggiamo le sante Scritture. Io penso che il Vangelo è il Corpo di Cristo; io penso che le sante Scritture sono il suo insegnamento. E quando egli dice: Chi non mangerà la mia carne e berrà il mio sangue (Gv 6,53), benché queste parole si possano intendere anche del Mistero [eucaristico], tuttavia il corpo di Cristo e il suo sangue è veramente la parola della Scrittura, è l’insegnamento di Dio» (In Psalmum 147). Perché allora non cogliere l’occasione per leggere, pregare, condividere il Vangelo, la Parola che ogni giorno il Signore ci dona, lasciando che prenda spazio nelle nostre giornate, illuminandole?
Tempo favorevole per: celebrare la Liturgia delle Ore
Questo è il tempo favorevole per vivere in profondità la presenza di Cristo nella Liturgia delle Ore. La liturgia delle Ore è preghiera di Cristo e della Chiesa; in essa la Chiesa continua la preghiera che Cristo stesso rivolge al Padre per tutti gli uomini. Perché allora non dedicare una maggiore cura alla preghiera dei salmi, con i quali «rendiamo grazie a Dio, lo glorifichiamo in esultanza, o lo supplichiamo dal profondo delle nostre sofferenze» (cf. Principi e norme per la Liturgia delle Ore, 105)?
Tempo favorevole per: le relazioni
Questo è il tempo favorevole per vivere, gustare, riscoprire la bellezza delle relazioni famigliari. Come sottolinea Papa Francesco, la spiritualità della famiglia è quella dell’amore, «fatta di migliaia di gesti reali e concreti. In questa varietà di doni e di incontri che fanno maturare la comunione, Dio ha la propria dimora. Questa dedizione unisce valori umani e divini, perché è piena dell’amore di Dio» (Amoris Laetitia, 315). Se da una parte non possiamo celebrare l’eucarestia, l’apertura ai bisogni di chi ci vive accanto rende possibile l’incontro con il Signore. «Infatti i bisogni fraterni e comunitari della vita familiare sono un’occasione per aprire sempre più il cuore, e questo rende possibile un incontro con il Signore sempre più pieno» (Amoris Laetitia, 316).