CINESCHEDA è una rubrica di cinema on line che si propone di mettere a disposizione contenuti e schede didattiche di approfondimento per tutti coloro che amano leggere la vita attraverso la pellicola cinematografica.
«Noi sappiamo che sotto l’immagine rivelata ce n’è un’altra più fedele alla realtà, e sotto quest’altra un’altra ancora, e di nuovo un’altra sotto quest’ultima, fino alla vera immagine di quella realtà, assoluta, misteriosa che nessuno vedrà mai, o forse fino alla scomposizione di qualsiasi immagine, di qualsiasi realtà.»
Michelangelo Antonioni
The Adam project
Un salto nel tempo
Adam ha 12 anni e tanta rabbia dentro, a causa della morte prematura del padre. Se la prende soprattutto con la mamma, che cerca di mettercela tutta eppure si sente continuamente rifiutata dal figlio. Cerca di prendersela anche con i coetanei, ma, purtroppo, essendo più forte con le parole che con le mani, finisce per essere immancabilmente bullizzato da loro. Una sera, però, uno strano aereo superveloce precipita nel suo giardino e Adam si ritrova in casa il sé stesso del futuro. Nel futuro, infatti, i salti nel tempo sono diventati possibili. L’affinamento della tecnologia, però, non ha portato benessere, ma oppressione e l’Adam del futuro è tornato indietro proprio per cercare di risolvere il problema, coinvolgendo il sé stesso dodicenne in una serie di avventure, tra le quali anche un salto nel passato alla ricerca del padre scienziato e del suo aiuto.
La sfida dell’elaborazione del lutto
Anche se la trama non è particolarmente originale e gli elementi su cui si sostiene la costruzione della pellicola sono quelli tipici dei film per ragazzi, è da segnalare lo sforzo di affrontare seriamente alcuni temi particolarmente importanti per la vita di un dodicenne, primo tra tutti il tema dell’elaborazione del lutto. L’esperienza di Adam di fronte alla morte del padre viene presentata senza retorica, in modo che lo spettatore possa facilmente entrare nei suoi panni e rispecchiarsi nei suoi sentimenti: la rabbia, l’abbandono, la solitudine. Il tutto condito da una giusta ironia, con un buon ritmo narrativo e l’evidente attenzione a non esagerare mai con la violenza. Tutte caratteristiche che rendono il film particolarmente adatto ad una platea di preadolescenti o di famiglie al completo.
Preparare oggi ciò che vogliamo essere domani
Attraverso l’incontro con il sé stesso adulto, il dodicenne è invitato a riflettere sul proprio modo di affrontare le difficoltà del momento presente. Le scelte di oggi, infatti, condizionano inevitabilmente ciò che saremo un domani. Fino a che punto questo sia vero, non è facile da comprendere per un adolescente, sempre tentato di oscillare tra disperazione totale e delirio di onnipotenza. Da questo punto di vista il film presenta ad Adam un sé stesso di successo, come a dire: le disgrazie che ti hanno colpito non hanno il potere di rendere la tua vita un fallimento totale! Vi sono però cose di cui crescendo potrebbe pentirsi, soprattutto nella relazione con la madre. I genitori, infatti, non li avremo per sempre! Essi, inoltre, non sono responsabili di tutto ciò che ci viene addosso nella vita. Sono piuttosto compagni di viaggio, con un po’ più di esperienza, che ce la mettono tutta per indicarci la direzione da seguire, non soltanto con le parole, ma con il loro modo di comportarsi, nei successi come nei fallimenti.