Che cosa dobbiamo fare? Condividete, siate onesti, non siate prepotenti. Tutto questo perché ogni uomo è mio fratello e io non ho niente da difendere, né niente da perdere. Siamo tutti dalla stessa parte.
Viene Colui che è più forte di me
L’invito a non esagerare riecheggia fin dalla classicità del monito “mè lìan”, ovvero non troppo, e l’umanità della condivisione ci ricorda anche il famoso “homo sum” di Terenzio: sono un uomo e nulla di ciò che è umano mi è alieno. La sofferenza altrui è anche affar nostro e non ci deve lasciar indifferenti: con un piccolo gesto possiamo cambiare la sorte altrui, risollevarlo, anche se non totalmente.
Giunti oltre alla metà dell’Avvento, siamo invitati a fare il punto sul nostro modo di attendere e di desiderare, per comprendere in che misura ciò accada: è per noi stessi o per gli altri?
Per riflettere
Ecco alcune domande che potrebbero stimolare una riflessione profonda sul significato spirituale e personale dell’immagine di un torso di uomo, con un cuore che batte al centro e sull’incontro con Gesù come presenza vivente e amore infinito.
-
Cosa rappresenta Gesù nella mia vita personale? È una figura storica, un esempio di vita, o una presenza viva che agisce nel mio quotidiano?
-
In questa immagine, come posso riconoscere la presenza di Gesù? Riesco a vedere, oltre la forma umana, la sua essenza di amore incondizionato e di sacrificio?
-
Come rispondo a un amore che non discrimina, che batte per tutti, senza chiedere nulla in cambio? La mia vita riflette questo amore? Cosa posso fare per essere più in sintonia con il battito di quel cuore?
-
Quest’immagine di Gesù, con il cuore al centro, suggerisce un’umanità vulnerabile e allo stesso tempo una forza misteriosa. Come questa visione influisce sul mio rapporto con lui, e in che modo mi sfida a comprendere il suo sacrificio?