Il Vangelo di questa prima domenica di Avvento ci presenta fin da subito fatti sconvolgenti e terrificanti, che da un lato portano con sé ansia e paura, ma dall’altro ci annunciano la buona notizia che la nostra liberazione è vicina. Infatti vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria e per questo l’invito pressante è quello di risollevarci e alzare il capo.
Un cuore libero
Se ci pensiamo bene tutto questo ci richiama più alla speranza, che alla disperazione: mentre le catastrofi si fanno grandi e imminenti, siamo chiamati ad avere fiducia, quando invece ci verrebbe spontaneo nasconderci, scappare, morire di paura. È questa allora la prima grande prospettiva che ci viene posta davanti: in situazioni e contesti di grave pericolo, il credente è chiamato a guardare oltre, perché l’orizzonte reale non è dato da morte e distruzione, ma dalla liberazione e dalla libertà che ritroviamo nell’incontro con Dio. Scrive don Luigi Maria Epicoco: Sentire la libertà avvicinarsi esattamente come alla fine dell’inverno si avverte l’imminente arrivo della primavera. Sentire premere dentro di noi una speranza che non sappiamo dire fino in fondo ma che diventa una motivazione che ci spinge in avanti, ci spinge a un protagonismo insperato. In questo modo, morte, resurrezione ed attesa si intrecciano come una trama che attraversa tutta la nostra esistenza, e la trasfigurano riempendola di significato.
Un cuore vigile
La seconda grande prospettiva è data da un monito: State attenti a voi stessi!!! È interessante che la nostra vera attenzione non deve riguardare i fatti esterni (per quanto importanti siano… fragore del mare e dei flutti, potenze dei cieli, segni nel sole, nella luna, nelle stelle), ma noi stessi. E inoltre questa attenzione a noi non deve essere rivolta alle cose, ma al CUORE!!! Guardiamoci dallo sperpero, dalle ubriachezze, dagli affanni!!! Dobbiamo imparare a prenderci realmente cura di noi stessi, perché a volte i nostri sensi hanno la capacità di oscurare il nostro cuore. È come se Gesù ci stesse dicendo che la vera catastrofe non è quella che accade fuori, ma dentro: il vero pericolo è perdere il cuore, l’interiorità. Quando siamo mal centrati su di noi, perdiamo il senso della vita, appunto siamo guidati dall’ansia e dagli affanni; dispersi in cose secondarie, dis-uniti; ubriachi, vale a dire portati a soddisfare in modo esagerato i nostri appetiti e desideri, che ci portano fuori dal nostro vero centro. Tutto questo ci rende schiavi, perché non siamo noi a dare una direzione alla nostra vita, ma lasciamo che siano altri a determinarne il corso e il senso. Ecco allora che Gesù ci dà un altro monito importante: Vegliate in ogni momento pregando. Bisogna saper sfuggire a ciò che deve accadere e l’unico modo è prenderci in mano, ritornare a una certa sobrietà e integrità del cuore. Vigilare su noi stessi, sui nostri atteggiamenti interiori, sulle nostre motivazioni e le nostre scelte è sicuramente una strada, non facile, ma sicura per andare incontro al Signore che viene.
Un cuore combattente
In quest’anno in cui celebriamo i 150 anni dalla fondazione dell’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice mi sono impegnata a riprendere in mano il magistero, semplice e ricco di Madre Mazzarello. Così condivido alcuni orientamenti che emergono dai suoi scritti, perché possono illuminare ancora di più la Parola di Dio.
Nelle sue lettere invitava spesso a questa vigilanza e a questo lavoro interiore, anzi parlava di una vera propria lotta, per estirpare le erbacce che crescono nel giardino del cuore (cfr. L58) Eppure questi richiami alla lotta e alla conversione sono uniti in lei anche alla postura della gioia e della speranza. Nella lettera 17 a suor Angela Vallese scrive: State allegra e non tante paure nei vostri difetti di non potervi emendare tutto in una volta. Ma a poco a poco. Con buona volontà di combatterli, non facendo mai pace con essi ogni volta che il Signore ve li farà conoscere; vo fate le vostre parti per emendarvi, vedrete che una volta o l’altra vincerete tutto! Coraggio. È una cosa bella poter riconoscere i propri difetti e cercare di superarli, ma non con tristezza e spirito cupo. E soprattutto bisogna saper perseverare, andare avanti con pazienza e tenacia, come scrive a suor Giovanna Borgna (L 19): Ma ricordati che non basta cominciare, bisogna continuare, bisogna combattere sempre, ogni giorno.
Vi segnalo il libro Maria Domenica Mazzarello. Una guida esperta nel cammino della felicità di Sandrine Gilles e Marie Vaillant. Il quarto incontro a pag. 32. La vita è un combattimento.
Vi anticipo qualche stralcio. Con un paziente lavoro su sé stessa, Main (Maria Domenica Mazzarello) diventa una ragazza moderata nei gesti, nel vestire, nelle parole, nei sentimenti, nell’apparenza, per amore di Dio e degli altri. Vale a dire, impara a vivere in maniera equilibrata e ciò la porta a fare delle rinunce, delle scelte per il bene altrui, senza paura dei propri limiti. (p. 34) E ancora: Main conduce una lotta quotidiana, ma non si scoraggia. Ha in sé speranza, determinazione e forza d’animo. La massima di San Francesco di Sales: Procediamo sempre: per quanto lentamente avanziamo, faremo molto cammino, si applica perfettamente al suo modo di vivere senza scoraggiarsi. (p. 36)