Negli anni della sua adolescenza, Maria Domenica Mazzarello – futura fondatrice, insieme a don Bosco, delle Figlie di Maria Ausiliatrice – entra a far parte di una associazione fortemente voluta dalla maestra del paese Angela Maccagno e sostenuta dal parroco don Pestarino. Lo scopo dell’associazione, intitolata a Maria Immacolata, consisteva nel vivere pienamente la vita cristiana ed essere nella comunità parrocchiale come il lievito nella pasta. Appartenevano al gruppo giovani donne, che si consacravano a Dio con un voto privato di castità e si impegnavano al servizio della gente del paese nei modi più disparati: dalla catechesi alle mamme di famiglia, all’assistenza agli ammalati, all’oratorio festivo per le ragazze.
Vivere e lavorare insieme
All’interno dell’associazione, queste giovani donne non condividono soltanto il tempo della preghiera e l’impegno del servizio, ma sono incoraggiate a coltivare amicizie profonde e robuste, che sostengono la loro maturazione affettiva e creano una rete capace di abbracciare il prossimo e di andargli incontro nei suoi bisogni. L’amica del cuore di Maria Domenica si chiama Petronilla: le due hanno un anno di differenza e, in quanto al carattere, non potrebbero essere più diverse l’una dall’altra! Maria, infatti, è vivace e focosa, quasi irruenta. Petronilla calma e bonaria, piuttosto lenta nel decidere e nell’agire. Entrambe, però, sono decise a dedicare la propria vita a Dio nel servizio del prossimo.
La profezia dell’amicizia
Dopo una brutta malattia, che l’ha portata quasi in fin di vita, Maria Domenica si trova costretta a rinunciare al lavoro nei campi. Decide di imparare a cucire, per poi aprire un laboratorio di sartoria per le ragazze del paese. Neppure per un attimo pensa di farlo da sola. Subito coinvolge l’amica, che accetta di buon cuore. Nasce così il primo germoglio di quel che sarà un domani l’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice. All’origine delle nostre scuole, dei corsi professionali, degli oratori, c’è dunque la profezia di una amicizia, ovvero il desiderio e la capacità di due donne di amare insieme e di lasciarsi amare, di completarsi e di correggersi, nei propri doni e nei propri limiti. Il gioco di squadra, in altre parole, appartiene al carisma salesiano al femminile, fin dal suo inizio.
Santità del quotidiano
Il laboratorio di cucito si apre ben presto ad accogliere in pianta stabile ragazze orfane, povere, abbandonate. La vita non è facile, sia perché l’iniziativa delle due amiche esce dagli schemi dei compaesani, attirando giudizi e critiche, sia perché manca un appoggio economico che dia stabilità all’opera. Eppure ogni peso è reso leggero dalla profonda fiducia nella provvidenza di Dio e nella presenza materna di Maria; dal tratto gentile coltivato con perseveranza nelle relazioni interpersonali; dalla capacità di sano umorismo e di costante allegria. E le ragazze non vorrebbero mai andare via. Oggi come allora, i bambini, i ragazzi e i giovani hanno fame di adulti capaci di amare e di lasciarsi amare. Oggi come allora, la capacità di amicizia sincera con i collaboratori è importante per un educatore, tanto quanto la dedizione al proprio lavoro e l’affetto sincero per coloro che gli sono affidati. La santità del quotidiano è tutta qui!
Sr Linda Pocher, FMA
Docente di Spiritualità mariana
presso la Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione “Auxilium”