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La crepa e la luce
Suor Eliana Biffi, Figlia di Maria Ausiliatrice, cura questa rubrica letteraria per chi ama il mondo della lettura e desidera approfondire alcuni argomenti e autori attuali. Nella scheda del libro La crepa e la luce di Gemma Calabresi Milite è possibile avere anche una traccia di riflessione da trattare con i gruppi classe o negli oratori centri giovanili.
Una storia di perdono
Forte, coinvolgente, pieno di umanità, è il libro di Gemma Calabresi Milite, La crepa e la luce. Sulla copertina l’autrice chiarisce subito il tema del libro e il genere: un’autobiografia che racconta la strada del perdono che lei ha percorso.
Sicuramente questa era la sua prima intenzione mentre scriveva, ma il risultato finale non è solo una storia di perdono, è molto più ricco e parla al cuore di ogni uomo o donna. È anche il racconto del percorso che una donna può fare per elaborare un lutto. E poi, come un filo rosso che percorre tutto il libro, c’è il tema della cura nelle relazioni, con gli amici e in famiglia, ma anche tra semplici vicini di casa, a volte persino con persone che ha visto per un istante soltanto, un incontro fugace ma che lascia il segno, perché queste persone hanno avuto un cuore aperto e generoso, provarono compassione di fronte a un volto sofferente. Infine è un percorso di fede in cui si scopre pian piano il potere della preghiera. Questa è la fratellanza: chiedere a Dio per gli altri. Questo è il potere della preghiera: metterci in comunione con il mondo (p. 41). Pagine toccanti che raccontano la presenza di chi si ama e la sua assenza. La presenza anche di Dio, in certi momenti, non solo in chiesa, ma anche seduti su un divano. Senti che lì c’era e ti ha dato l’unica cosa necessaria, ciò di cui avevi bisogno: consolazione, forza e coraggio per andare avanti e vivere.
Naturalmente l’approccio al libro cambia a seconda dell’età di chi legge, se c’era quando i fatti sono accaduti o se ne ha solo sentito parlare leggendone sui libri o magari, per chi è più giovane, nemmeno sa chi è stato il commissario Luigi Calabresi. Comunque fin dal primo capitolo si intuisce che il marito di questa donna è stato ammazzato e che lei da quel momento ha iniziato una strada nuova che dal desiderio di vendetta è arrivata al perdono. Chiarisce subito che ha deciso di raccontare e scrivere la sua storia per dire, a chi voglia ascoltare, che si può fare (p. 7).
Il ricordo e la verità
Chi è interessato al tema, chi ama le storie vere, viene subito catturato. Forse però qualcuno potrebbe essere tentato di non continuare la lettura del libro, ritenendolo troppo moralistico. In tal caso si perderebbe il meglio, perché in questo racconto non c’è nulla di semplice, non ci sono buoni pensieri, ma solo l’umiltà di una donna che si mostra per come è stata e per quella che è diventata. Gemma si mette a nudo per dire che possiamo sempre essere noi stessi, anche passando attraverso le situazioni più drammatiche, senza sensi di colpa, ma facendo verità e trovando una ragione per continuare a vivere. E questa testimonianza fa bene a tutti, in particolare ai più giovani che hanno davanti tutta la vita e che stanno imparando ad attrezzarsi per affrontarne le sfide.
Dimmi la verità!, chiede ad un certo punto, quando nessuno ha il coraggio di dirle che suo marito è morto. E cercherà la verità per molti anni, lei e uno dei suoi figli, Mario Calabresi, che ha scritto anche lui un libro sul padre anni prima, dal suo punto di vista. Ed è interessante anche il modo diverso di ripercorrere i ricordi e rileggere il vissuto della madre e del figlio, che lei cita in alcuni passaggi del libro.
La parola e il silenzio
La crepa e la luce può essere letto anche attraverso un ulteriore tema, quello della parola e del silenzio. Il potere delle parole, pronunciate e scritte, e la forza del silenzio, quando a parlare sono solo i gesti e la vicinanza. Il silenzio che rispetta i tempi di ogni persona, e che è necessario per riparare una crepa. La parola che può far luce e far vedere in modo nuovo la vita. Il silenzio su una vicenda e la parola che la fa riemergere, il ricordo che ridona dignità e verità ad una persona ingiustamente calunniata e uccisa da un’ideologia, che è sempre sbagliata e pericolosa, ma anche dall’indifferenza e dal silenzio colpevole di tante persone. Un libro che può far capire ai più giovani un pezzo di storia poco conosciuto e ancora discusso, ma la cui memoria ci tiene sempre in allerta sull’importanza di educare e formare coscienze rette, menti critiche e persone dal cuore buono e coraggioso per difendere la verità e il bene.
L’autrice conclude, verso la fine del suo libro, con una descrizione del perdono come forza gioiosa che nasce da una decisione del cuore che ci fa liberi e capaci di volare alto (p. 103). E negli ultimi capitoli si scopre qual è l’origine, la fonte, di questa forza. Si scopre anche con emozione che a percorrere questa strada si è sempre in due perché il perdono è come un ponte, c’è chi lo percorre partendo da una parte e chi dall’altra, ma a metà strada ci si incontra e ci si riconosce (p. 111).
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