Il vangelo di questa prima domenica di avvento, facendo riferimento ad eventi catastrofici del passato, pone la nostra attenzione sul tema della morte e della fine, per farci riflettere sul senso e sullo scopo profondo, che si nasconde dentro la vita e dentro le cose. Come ci collochiamo dunque verso questa realtà?
Vengono nominate alcune azioni che fanno parte della vita quotidiana di sempre: commerciare, mangiare, metter su casa, lavorare, sposarsi. In sé e per sé queste azioni non sono né buone nè cattive. Il problema fondamentale dunque non sta tanto nelle cose che facciamo, ma nello stile e nel modo con cui le affrontiamo. C’è una frase nel vangelo che è determinante: Non si accorsero di nulla. Tante volte capita che viviamo la vita in superficie, senza intensità, né passione, senza capire veramente il perché, le ragioni ultime del nostro stare al mondo. Di frequente, quando capita di incontrarci con qualcuno e di chiederci come stiamo, una delle risposte più ricorrenti è Di corsa: andiamo avanti come automi, tra una cosa e l’altra, passando da impegno a impegno, faticando a stare nel presente con totalità e dedizione.
Uno stile di vita interiore
Il riferimento ai due uomini nel campo e alle due donne alla mola getta luce su quale postura interiore coltivare, per mantenersi vivi dentro. Il vangelo dice che gli uni verranno portati via, gli altri lasciati. Solitamente pensiamo tutti che sia meglio essere lasciati, che presi, ritenendo che questo passo si riferisca all’essere lasciati in vita o alla morte. Mi è venuto subito in mente il brano di Fabrizio Moro, Portami via, che è interamente significativo da questo punto di vista, ma di cui riporto queste espressioni:
Tu portami via, dalle ostilità dei giorni che verranno, dalla convinzione di non essere abbastanza forte… Portami via dai momenti, da questi anni invadenti, da ogni angolo di tempo dove io non trovo più energia, amore mio, portami via.
Noi abbiamo un estremo bisogno di essere portati via da un modo superficiale e malato di vivere la vita, per essere condotti dentro la profondità e la verità delle cose.
Uno stile di vita attento
Gli imperativi che seguono Vegliate prima e Tenetevi pronti poi, sono un monito importante per risvegliare la nostra coscienza su ciò che più conta. È fondamentale essere attenti e presenti a noi stessi, per non lasciarci prendere dal ritmo frenetico che spesso abita le nostre giornate. Ma perché è così necessario vegliare? Perché, nell’ora che non immaginate VIENE il Figlio dell’uomo. Ecco due considerazioni importanti.
La prima è sul tempo presente del verbo venire. Non è un futuro e nemmeno un passato, ma è ora, adesso: Dio ci raggiunge nel cuore del presente, in ogni momento che viviamo, nelle cose più quotidiane e ordinarie, anche se talvolta ripetitive e banali. Siamo pronti ad accoglierlo?
La seconda è sul nostro modo abituale di stare nel presente: il vangelo sottolinea nell’ora che non immaginate. Perché siamo distratti e chiusi nei nostri schemi, mentre non ci accorgiamo che l’inimmaginabile, il sorprendente è lo stile che Dio ha per stupirci. Vogliamo provare a lasciarci sorprendere da Lui?
Uno stile di vita profetico e contemplativo
Per questa settimana vi suggerisco la lettura della Laudato si’ ai numeri 222-226
La spiritualità cristiana propone un modo alternativo di intendere la qualità della vita, e incoraggia uno stile di vita profetico e contemplativo, capace di gioire profondamente senza essere ossessionati dal consumo. (222)
La pace interiore delle persone è molto legata alla cura dell’ecologia e al bene comune, perché, autenticamente vissuta, si riflette in uno stile di vita equilibrato unito a una capacità di stupore che conduce alla profondità della vita… Molte persone sperimentano un profondo squilibrio che le spinge a fare le cose a tutta velocità per sentirsi occupate, in una fretta costante che a sua volta la porta a travolgere tutto ciò che hanno intorno a sé. (225)
Stiamo parlando di un atteggiamento del cuore, che vive tutto con serena attenzione, che sa rimanere pienamente presente davanti a qualcuno senza stare a pensare a ciò che viene dopo, che si consegna ad ogni momento come dono divino da vivere in pienezza.