Credi in me!

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Credi in me!

In questa quinta domenica di Quaresima il vangelo ci propone la risurrezione di Lazzaro, anche se è più corretto parlare di rianimazione, perché lui riprende la vita materiale, di questo mondo, mentre la risurrezione è l’assunzione della vita piena in Dio, la promessa a cui tutti i cristiani sono chiamati a credere.

Morte e amore

Tutto il racconto è attraversato da una corrente di passioni e di affetti che nascono dall’esperienza dell’amicizia, dell’amore e della sofferenza di quando ci si trova davanti alla morte di un proprio caro. Quest’esperienza profondamente umana tocca tutti senza eccezione e mette a dura prova la vita, la fede, la speranza, facendo sorgere il dubbio sul senso della nostra esistenza. A questo proposito mi è venuto in mente uno spezzone tratto da La tigre e la neve. Il protagonista sta per perdere l’amore della sua vita e parlando al medico, a un certo punto, al colmo della disperazione, dice queste parole struggenti: Se muore lei, per me tutta questa messa in scena del mondo che gira, possono anche smontare, portare via, schiodare tutto, arrotolare tutto il cielo e caricarlo su un camion col rimorchio, possiamo spegnere questa luce bellissima del Sole che mi piace tanto… ma tanto… lo sai perché mi piace tanto? Perché mi piace lei illuminata dalla luce del sole, tanto… portar via tutto questo tappeto, queste colonne, questo palazzo… la sabbia, il vento, le rane, i cocomeri maturi, la grandine, le 7 del pomeriggio, maggio, giugno, luglio, il basilico, le api, il mare, le zucchine… le zucchine.

Non c‘è niente da fare. La morte è un dramma ineluttabile per chiunque, sempre. Anche Gesù stesso prova l’esperienza della morte di un caro amico e, per quanto il brano ce lo presenti in un certo senso distante, egli quando vede Maria piangere insieme ai giudei che l’accompagnavano, si commosse profondamente (v.33) e appena dopo, quando arriva davanti alla tomba di Lazzaro scoppiò in pianto (v.35). 

Tuttavia è bene tenere insieme anche alcune delle incongruenze che questo brano ci presenta:

al v. 6, quando viene avvertito che Lazzaro è malato, si trattenne due giorni nel luogo dove si trovava, mentre tutti ci aspetteremmo che lui abbia l’ansia e la fretta di raggiungerlo, prima che sia troppo tardi;

poi al v. 15 afferma: Lazzaro è morto e io sono contento per voi di non essere stato là, perché voi crediate. Perché dovrebbe essere contento della morte dell’amico?

Altra cosa strana: Gesù non va a Betania per fare le condoglianze alle due sorelle, ma si ferma fuori: sono Marta e Maria che gli vanno incontro (v.17 e v. 28)

Una nuova prospettiva

L’evangelista Giovanni, come sempre, ci vuol far toccare con mano una verità teologica molto importante, anzi centrale per la nostra fede: Gesù risorto è il Signore della vita. Mi piace pensare che questa realtà fondamentale per i credenti è incastonata nel buio di un sepolcro, nel dramma della morte con tutte le sue sfaccettature: la solitudine, l’abbandono, la malattia, le incomprensioni, i tradimenti, la guerra, le tragedie. In tutto questo Gesù entra allo stesso tempo con tutta la sua umanità e con la prospettiva divina che dà luce a tutte le cose dal di dentro. 

Se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto. Questa frase pronunciata prima da Marta (v. 21) e poi da Maria (v. 32), oltre ad essere un’affermazione di sconforto e quasi di rimprovero, è l’occasione che permette a Gesù di condurci in un percorso di fede nella sua risurrezione. Quando lui dice a Marta: Tuo fratello risorgerà (v. 23), lei risponde: So che risusciterà nell’ultimo giorno (v. 24). Ma ancora questa fede è troppo distante, incapace di dare un senso al presente e di consolarci. Infatti Gesù incalza e pronuncia la frase più importante: Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me non morirà in eterno (vv. 25 -26). Non dopo la morte, ma già in questa vita noi possiamo vivere da risorti, cioè in lui, aggrappati e uniti a lui. Vuol dire che, dentro le fatiche e i drammi che attraversano il nostro quotidiano, possiamo passare dalla morte alla vita, essere fatti passare dalla morte alla vita, celebrare la nostra Pasqua rimanendo in Gesù per mezzo dello Spirito. Come dice la seconda lettura: E se lo Spirito di colui che ha risuscitato Gesù dai morti abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi (Rm 8, 11).

Quanto diamo spazio allo Spirito? Quanto lo invochiamo? Quanto chiediamo al Padre che ci faccia il dono dello Spirito? È lui che ci può regalare la prospettiva di vita nelle situazioni di morte che attraversiamo.

In movimento verso Gesù

In questo brano, anche se è Gesù che si muove verso la Giudea, quando arriva a destinazione la sua persona è piuttosto statica e sono tutti gli altri personaggi a mettersi in movimento verso di lui: Marta con i giudei, Maria e infine Lazzaro. Gesù, che solitamente muove passi di prossimità verso tutti, qui è come se ci chiedesse di muoverci incontro a lui, e ci stanasse dai nostri ripiegamenti, dalle nostre chiusure e dai nostri sepolcri. L’invito rivolto al v. 43: Lazzaro, vieni fuori! è rivolto a ciascuno di noi ed è il grido di Dio che irrompe dentro le nostre paralisi. Come ci sentiamo di fronte a questa voce coì decisa che ci chiama? Dobbiamo andargli incontro, con tutte le nostre bende. Non dobbiamo temere le nostre mediocrità, i nostri dubbi, le nostre paure, le catene che ci legano. Abbiamo il coraggio di andare incontro a Cristo. Poi qualcuno scioglierà il gelo e i nodi che ci aggrovigliano. Troveremo fratelli e sorelle che ci aiuteranno e ci lasceranno andare per i sentieri di vita che ci aspettano. Ci chiediamo: sappiamo essere quei fratelli e quelle sorelle che facilitano i percorsi di guarigione e di libertà? 

La fede nel Risorto ci metta in movimento verso la Pasqua, sempre più vicina, facendoci gioire per la promessa che Ezechiele ci ha ricordato nella prima lettura: Ecco io apro i vostri sepolcri, vi risuscito dalle vostre tombe […]. Farò entrare in voi il mio spirito e rivivrete; saprete che io sono il Signore. L’ho detto e lo farò (Ez 37, 12.14).

Sr Alessandra Spinazzè, FMA
comunità 
Maria Ausiliatrice – Percoto dell’Ispettoria Triveneto

2023-03-25T09:35:21+01:0025 Marzo 2023|Spiritualità|