La via della GIOIA

/La via della GIOIA

La via della GIOIA

Tutta la liturgia di questa terza domenica di Avvento, domenica gaudete, è un invito pressante alla GIOIA. Sin dalla prima lettura il profeta Sofonia, pur in un contesto di distruzione e di morte, parla di una gioia che ha il suo fondamento nel fatto che il Signore è vicino, che ha revocato la condanna e la sventura del suo popolo. Anche San Paolo nella lettera ai Filippesi ci ripete con insistenza di essere sempre lieti, proprio per la vicinanza di Dio. 

Gioia trasformante

Nella prima parte il Vangelo di Luca fa riferimento a una gioia concreta che ha chiaramente il suo fondamento nel Signore, ma in qualche modo coinvolge anche noi in scelte molto pratiche. Giovanni Battista, annunciando il Regno di Dio, fa sorgere nelle diverse persone che assistono alla sua predicazione una domanda insistente: Che cosa dobbiamo fare? Questo ci dice che la Parola testimoniata e vissuta non è mai solo un’idea, un insieme di norme astratte da conoscere, ma una luce che mette in movimento, che coinvolge il cuore, le mani, i piedi, che trasforma la nostra mente e la nostra stessa carne, divenendo azione, fatto, comportamento.

Alle folle Giovanni suggerisce di condividere vestiti e cibo con chi è più povero; ai pubblicani di superare la corruzione, per praticare l’onestà e la legalità; ai soldati di non maltrattare nessuno e di accontentarsi delle proprie paghe. La conversione predicata da Giovanni ha il sapore della praticabilità e della fattibilità legata alla condizione di ciascuno. Come a dire che Dio non ci chiede cose impossibili, fuori dalla nostra portata, ma esattamente quello che possiamo fare nella situazione in cui ci troviamo. Mi è subito venuta in mente una frase di San Francesco d’Assisi: Cominciate a fare ciò che è necessario, poi ciò che è possibile e all’improvviso vi troverete a fare l’impossibile. Partiamo dunque dal nostro possibile, piccolo e praticabile. Perché è esattamente lì che Dio ci aspetta per donarci la sua salvezza e farci sperimentare la sua dolce Presenza.

Gioia bruciante

Nella seconda parte del Vangelo emerge un’altra domanda del popolo, più intima, più accorata, che nasce dopo una lunga attesa: infatti tutti si chiedono se non sia proprio Giovanni il Cristo (Lc 3,15). A questa domanda il Battista risponde introduce l’immagine di un Messia che battezza in Spirito Santo e fuoco; ha in mano la pala per pulire l’aia e raccogliere il frumento nel suo granaio, ma brucerà la paglia con fuoco inestinguibile.  È l’immagine di un discernimento e di un giudizio, che non deve spaventarci, ma sicuramente richiamare alla serietà e alla responsabilità della nostra vita. Quindi anche qui la buona notizia del vangelo è tutt’altro che una favoletta dal lieto fine, anche se realmente il nostro destino ultimo è proprio il Paradiso, la piena felicità. Gesù viene come un fuoco che brucia le scorie, che ci purifica, perché abbiamo tanta paglia nel nostro cuore. Ed è proprio questo il fondamento della nostra gioia più autentica.  Nella sequenza allo Spirito Santo preghiamo e invochiamo così: Lava ciò che è sordido, bagna ciò che è arido, sana ciò che sanguina. Piega ciò che è rigido, scalda ciò che è gelido, drizza ciò che è sviato. Si parla di sozzura, di aridità, di ferite, di rigidità, di gelo e di storture.

avvento-2021

Mi piace pensare che l’azione di Dio è realmente simile a un’operazione chirurgica, che non avviene magicamente senza dolore. Abbiamo più che mai bisogno di quest’azione salvifica che ci mette al riparo dal male, ma la cosa bella è che Dio non lo fa, come le divinità greche ad esempio che mandavano fulmini a destra e a sinistra. Il nostro Dio si sporca le mani, prende in mano l’aia e mette in salvo il frumento buono. È come quando ci mettiamo a fare le pulizie in giardino, in cortile o in casa: è molto faticoso, ma allo stesso tempo è una soddisfazione che rende più bella e accogliente la nostra casa. Quanto conforta sapere che Dio nella sua misericordia, è proprio questo giardiniere che suda e si sporca le mani, per far tornare al suo splendore il tesoro perduto della nostra vita.

Gioia frutto dello Spirito

Vi suggerisco un capitolo all’interno del libro Attuale perché vera di Maria Esther Posada, il contributo del cardinal Gabriel-Marie Garrone La gioia, frutto dello Spirito. Un tema che caratterizza la spiritualità di Santa Maria Domenica Mazzarello (pp. 19 – 36). 

Sono rimasto meravigliato, leggendo le lettere di S. Maria Domenica Mazzarello, nel vedere a che punto ella sia preoccupata di trovare nell’anima delle sue figlie questo tratto: una gioia vera e semplice. Questa gioia che è propria della vocazione delle Figlie di Maria Ausiliatrice non è soltanto una realtà umana, è qualcosa di molto più profondo. Dobbiamo subito essere attenti all’equivoco. Non è una gioia qualunque la gioia delle Figlie di Maria Ausiliatrice quale la vuole e la chiede Madre Mazzarello. Non è neppure un semplice ottimismo o quella specie di entusiasmo provocato da una sorta di lavorio psicologico. Oggi, abituati a prendere le cose dal lato pedagogico o psicologico, siamo disposti a pensare cosi la gioia cristiana. C’è qualcosa di giusto in questo. Ma per noi l’ottimismo non è un valore in sè stesso: l’ottimismo è un dono di natura, non un artificio. La nostra gioia non è di questo genere: è la gioia che nasce dall’amore, è la gioia quale frutto dello Spirito, cioè la gioia di un’anima liberata dallo sviluppo dell’amore.

 

Sr Alessandra Spinazzè, FMA
comunità Maria Ausiliatrice – Percoto dell’Ispettoria Triveneto

2021-12-11T16:52:06+01:0011 Dicembre 2021|Spiritualità|