Il Centro Studi per la Scuola Cattolica della CEI ha riconosciuto il lavoro innovativo del professor Luca Zacchigna pubblicandolo nel suo XXI rapporto sulla scuola cattolica dal titolo Personalizzazione e curricolo. Il testo costituisce un approfondimento sul tema della personalizzazione educativa al fine di proporre alle scuole una serie di strumenti utili per sviluppare nella prassi didattica quotidiana questa metodologia.
(aggiornamento del 09 ottobre 2019)
Qualche anno fa, riordinando il laboratorio di scienze, mi è capitato tra le mani un foglio che pubblicizzava un lavagna luminosa (i meno giovani ricorderanno i fogli di acetato con i pennarelli indelebili). Ebbene, leggendo quella pubblicità, non ho potuto fare a meno di sorridere notando che le stesse identiche parole scritte negli anni Ottanta le avevo sentite la settimana prima riferite all’ultimo modello di LIM: la lavagna interattiva multimediale.
La nostra scuola (Istituto Don Bosco di Padova), già da diversi anni, ha dotato le sue aule con questa tecnologia, oggi comune in ogni aula scolastica. Però mentre la tecnologia cambia velocemente, non cambiano velocemente le modalità attraverso cui apprendiamo. I sensi attraverso cui facciamo esperienza della realtà che ci circonda sono sempre gli stessi, ma cambiano i contesti sociali e culturali, cambiano le famiglie, cambia la scuola, ogni nuovo aggiornamento tecnologico che promette di semplificarci la vita e migliorare la nostra didattica in realtà ci richiede anche ore di addestramento, ore di studio e pratica per renderlo realmente efficace ed utile. La gran parte dei colleghi con cui ho parlato utilizza la LIM solo per una frazione delle sue potenzialità. Quasi tutti però la utilizzano per la videoproiezione (per la quale è sufficiente un normale videoproiettore o una telecamera). E usiamo la videoproiezione perché sappiamo che è importante far vedere per far capire, per innescare delle domande, per attivare gli studenti. Mai come ora abbiamo strumenti a portata di mano per visualizzare e manipolare visivamente dati e concetti. Mostrare alla classe dei contenuti grazie alla LIM o al videoproiettore aiuta anche a tenere alto l’interesse, la curiosità, spesso stimola domande, e questo apre alla partecipazione attiva dei ragazzi nella costruzione del sapere. Mi sono chiesto quali siano per me le innovazioni tecnologiche più importanti e più facili da usare in classe e mi sono risposto guardando alla tecnologie che uso di più e che sono più apprezzate dai miei allievi. Da qualche anno uso in classe due strumenti che trovo molto utili per aumentare la partecipazione attiva dei miei studenti al fine di facilitarne l’apprendimento: una piccola telecamera (document camera) che mi consente di videoproiettare qualsiasi cosa io abbia sulla cattedra (dai quaderni di Matematica con i compiti per casa, ai campioni da analizzare durante le ore di Scienze, alla costruzione con riga e compasso di una figura piana in geometria) e Plickers, un Audience Response System (ARS), per la raccolta di informazioni e di risposte da parte degli studenti (Eiman Abdel Meguid, Matthew Collins, Student’s perception of lecturing approaches: traditional versus interactive teaching, Advances in Medical Education and Practice, 2017, 8, 229-241). E su questo strumento vale la pena di soffermarsi. Mentre per la document camera le applicazioni sono immediatamente intuibili (far vedere a tutti un compito ben svolto, motivare un allievo e gratificarlo nel mostrare a tutti il suo lavoro ben svolto, fermare l’attenzione della classe su una figura del libro, ecc.), per Plickers le applicazioni sono molteplici.
Che cosa è Plickers
Plickers è un sistema veloce per effettuare verifiche formative basate su domande a scelta multipla o vero-falso, o per fare un sondaggio raccogliendo le preferenze degli allievi. Usando Plickers è possibile farsi un’idea precisa di quanto la classe stia seguendo un argomento o abbia compreso una procedura o un testo, ma, a differenza di altri sistemi ARS, è gratuito e non necessita che gli studenti abbiano un dispositivo elettronico per dare le risposte (Jaraby Reyna de Thomas, Veronica Lopez Fernandez, Fatima Llamas-Salguero, Pilar Martin-Lobo and Silvia Pradas, Participation and knowledge through Plickers in high school students and in its relationships to creativity, UNESCO-UNIR ICT & Education Latam Congress, 2016, 113-123). È necessario invece un collegamento a internet in classe e lo smartphone o il tablet del docente per acquisire le risposte degli allievi.
Come funziona Plickers?
Prima della lezione l’insegnante deve scaricare l’app sul proprio telefonino o tablet. Deve registrarsi gratuitamente sul portale di Plickers, scaricare i cartellini per gli studenti con i codici QR (codici a barre bidimensionali) e stamparli su cartoncino. Il secondo passo è quello di creare una classe virtuale inserendo i nomi dei suoi allievi nel portale, e infine preparare la lezione con le domande da porre in classe. In classe gli allievi riceveranno un cartellino con un codice QR a testa (numerati e quindi nominali) e alla LIM verrà proiettato il sito di Plickers. Al momento opportuno il docente pone una domanda alla classe, gli allievi alzano il cartellino con la preferenza scelta e, attraverso lo smartphone, vengono acquisiti i codici QR inquadrando la classe. In tre o quattro secondi tutte le risposte sono acquisite e in tempo reale i dati vengono elaborati e mostrati graficamente alla classe.
Come utilizzare Plickers?
Plickers si presta bene per un rapido test durante una lezione (o alla fine di una spiegazione) per scoprire quanti allievi sono riusciti a risolvere correttamente un problema, o per fare un sondaggio sugli argomenti percepiti come più difficili. Plickers può essere impiegato anche per preparare e condurre delle verifiche formative per tutta la classe. Il fatto che i ragazzi entrino in una modalità attiva e che possano avere un feedback immediato circa la comprensione di un argomento ha una forte ricaduta metacognitiva in termini di consapevolezza e di motivazione allo studio. Oltre a questo Plickers è utile anche al docente per condurre un colloquio diagnostico con la classe al fine di stabilirne le conoscenze pregresse, ad esempio prima di iniziare a spiegare una nuova unità di apprendimento. Formulando le giuste domande possiamo renderci conto di quali siano gli argomenti o gli ambiti di conoscenza in cui la classe ha trovato maggiori difficoltà, e possiamo far emergere errori “intelligenti” e misconcezioni e discuterle insieme (Angelica Moè, Daniela Lucangeli, Difficoltà in matematica e motivazione. in Psicologia della cognizione numerica. Approcci teorici,valutazione e intervento, Franco Angeli ed., 2010, 207-235; Mario Comoglio, Educare insegnando. Apprendere e applicare il cooperative learning. ed LAS, 2000). Possiamo raccogliere le risposte di quegli alunni che non alzano mai la mano, che sfuggono e non si espongono apertamente davanti ai compagni. Tutto questo ci consente di ricalibrare la lezione o le lezioni successive in maniera mirata, basandoci su dati più oggettivi del nostro semplice intuito, e ci permette di individualizzare meglio eventuali interventi di recupero.
Come docenti oggi possiamo scegliere tra innumerevoli strumenti didattici, anche gratuiti, per facilitare l’apprendimento dei nostri allievi e per aiutarci nello svolgimento del lavoro. Vale la pena investire un poco del nostro tempo per condividere le nostre esperienze e le buone pratiche. Sappiamo che lo sviluppo della competenza dei ragazzi non è un processo lineare, non segue un progresso costante o prevedibile, non genera cambiamenti evidenti e improvvisi e soprattutto è impossibile da verificare con prove certe. Ciò che possiamo e dobbiamo fare è verificare periodicamente l’apprendimento di qualche aspetto della competenza, verificare la comprensione delle conoscenze, verificare qualche specifica abilità necessaria per lo sviluppo futuro di una competenza. E – pur consapevoli di seminare oggi senza poterne probabilmente vedere i frutti – dobbiamo sempre cercare di verificare l’efficacia del nostro insegnamento.